Sabato 27 Aprile 2024

Mondiali ciclismo, il ritorno del Kaiser: Tony Martin oro a cronometro

Il 31enne tedesco conquista la sua quarta maglia arcobaleno nella specialità, eguagliando Cancellara. Sul podio il campione uscente Kiryienka e lo spagnolo Castroviejo, 22° l'azzurro Quinziato

Tony Martin, campione mondiale e cronometro

Tony Martin, campione mondiale e cronometro

Doha (Qatar) 12 ottobre 2016 - Il Kaiser è tornato: tre anni dopo Firenze 2013, Tony Martin torna rivince il campionato del mondo a cronometro e, con quattro titoli nella specialità, eguaglia il record di Fabian Cancellara. Un poker che fino ad un paio di stagioni fa sembrava scontato, per Panzerwagen, dato il suo strapotere nelle prove contro il tempo. Poi, però, il secondo posto di Ponferrada 2014 e soprattutto il settimo di Richmond 2015 ed il dodicesimo di quest'estate, ai Giochi di Rio, erano parsi delineare l'inizio del declino per il colosso tedesco, ormai 31enne. Un'impressione che appariva confermata dai due soli successi contro il tempo ottenuti nel 2016 in corse di secondo piano come il campionato nazionale e il Tour of Britain, a fronte delle sconfitte raccolte tra Algarve, Tirreno-Adriatico, Tour de France e, appena poche settimane fa, Eneco Tour. L'inversione di tendenza, invece, è giunta con il ritorno alla vittoria nella cronosquadre iridata, proprio domenica scorsa qui a Doha, cui ha fatto seguito questo pomeriggio il comeback definitivo. Complice del ritorno al successo di Tony Martin, forse, anche un livello della concorrenza apparso complessivamente meno elevato rispetto agli anni passati. Al secondo posto si è comunque piazzato, a debita distanza, il campione uscente Vasil Kiryienka, bielorusso, staccato di 46"; terzo lo spagnolo Jonathan Castroviejo, lontano 1'11". Un podio di grandi specialisti - basti pensare che Martin è complessivamente alla settima medaglia iridata, Kiryienka alla terza, e che Castroviejo è campione europeo in carica - che si è venuto a comporre con gli ultimi corridori a giungere al traguardo. Prima, infatti, per lunghe ore la classifica parziale era stata guidata dal giovane irlandese Ryan Mullen, già argento due anni fa tra gli under 23, superato poi soltanto dal polacco Maciej Bodnar e dai tre che sul podio sono saliti per davvero. Ma al netto degli assenti - chi per infortunio, vedi il nostro Adriano Malori; e chi perché nel frattempo ha appeso la bici al chiodo, leggasi Fabian Cancellara e Bradley Wiggins - le vere delusioni rispondono ai nomi dell'australiano Rohan Dennis, sesto e penalizzato dalla scelta di un rapporto troppo duro, e dell'olandese Tom Dumoulin, appena undicesimo ed evidentemente scarico dopo una stagione che lo ha visto vincere il prologo del Giro d'Italia, portare per una settimana la maglia rosa e poi andare a conquistare altre due tappe sulle strade del Tour de France. In linea con le (scarse) aspettative della vigilia anche la prova dell'unico italiano al via, il pur generoso Manuel Quinziato, che ha fatto fermare il cronometro sul 22° tempo a 2'39" di ritardo dal panzer Martin. D'altra parte, alla soglia dei 37 anni e con una frattura alla clavicola rimediata a metà luglio, al Giro di Polonia, era difficile chiedere di più ad un corridore dal quale, piuttosto, il ct Cassani si aspetta un solido contributo di esperienza nella corsa di domenica prossima. Da domani, infatti, si volta pagina, con gli under 23 a tenere a battesimo le prove in linea: il sestetto azzurro è guidato da un professionista, Jakub Mareczko, che su un circuito piatto come quello qatariota ha legittime speranze di medaglia, avendo già vinto sette corse quest'anno fra le quali una tappa alla Settimana

Coppi e Bartali e due al Giro di Turchia; insieme a lui altri ragazzi veloci come il vincitore del Gp Liberazione - e, da stagista, del Trofeo Matteotti - Vincenzo Albanese, il settimo del Piccolo Giro di Lombardia Davide Ballerini, Simone Consonni quinto con la nazionale al Gp Beghelli dei professionisti, Filippo Ganna campione del mondo dell'inseguimento indiviuale e vincitore della Roubaix espoirs, ed il figlio d'arte Riccardo Minali: papà Nicola è stato un forte velocista negli anni '90, tanto da trionfare anche sugli Champs ELysées, al Tour del 1997. I nomi, insomma, li abbiamo, ma su un percorso banale come quello di Doha, fare dei calcoli è difficile.